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L’olio d’oliva possiede una valenza simbolica e una capacità evocativa che raramente, dall’antichità sino ad oggi, ha avuto eguali tra gli altri prodotti alimentari, se non probabilmente con il vino. In molte culture antiche, infatti, non solo rappresentava un elemento fondamentale nella dieta e nell’igiene (la sua versatilità e i suoi benefici per la salute hanno reso l’olio un elemento centrale nella vita quotidiana delle persone in tutto il mondo), ma spesso aveva anche un significato simbolico e religioso importante.

Il letto di Ulisse, eroe greco dell’Iliade e dell’Odissea, venne ricavato da un albero d’ulivo. Di legno d’ulivo era anche il bastone con cui Ulisse accecò Polifemo, mentre l’olio d’oliva era l’unguento con cui veniva cosparso il corpo dell’eroe, per permettergli di conservare forza e giovinezza.

La creazione dell’ulivo fu, secondo il mito narrato da Virgilio nelle Georgiche, ciò che fece aggiudicare la vittoria alla dea Atena, dea della saggezza, nella sua sfida contro Poseidone, dio del mare: il re Cecrope invocò la protezione degli dei per la sua città. Così Zeus proclamò una sfida tra Poseidone e Atena. Chi tra i due avesse fatto il dono più utile sarebbe diventato il protettore della città. Poseidone fece apparire acqua salata e una creatura sino ad allora mai vista, un cavallo, simbolo della dominazione sui mari. Atena creò invece un ulivo, che per millenni avrebbe offerto agli uomini un “succo prezioso” per la preparazione dei cibi, la cura e la bellezza. Atena vinse la sfida e divenne la protettrice della città, che fu chiamata Atene in suo onore.

Per secoli sull’Acropoli si coltivò un oliveto sacro, dalle cui piante si estraeva l’olio e si ricavavano le fronde per i vincitori dei Giochi Panatenaici. Tant’è che in alcune tombe di atleti sono state trovate anfore contenenti olio d’oliva, decorate con la figura di Atena.

Nella civiltà egizia, invece, l’olio era usato per ungere i corpi e le teste dei defunti da mummificare. Durante tali funzioni solo chi aveva i capelli, il viso e i piedi cosparsi di olio poteva avvicinarsi agli idoli, purificati a loro volta con balsami.

Per i sacerdoti egiziani fu Iside, sposa di Osiride e dea delle dee, a insegnare agli uomini la cultura e l’uso della pianta d’ulivo. Rami d’ulivo si vedono nelle raffigurazioni tombali del faraone Akhenaton, incoronato nel 1350, morto ca. nel 1335 a.C. Due secoli più tardi, Ramses III donò ai Templi, nell’arco di vent’anni, oltre 1700 ettari di uliveto.

Nell’Antico Testamento, l’olio era elemento centrale nella liturgia e nell’alimentazione ebraica. Nella Genesi, dopo il diluvio universale, il ramoscello di ulivo, portato dalla colomba, è segno del placarsi della collera di Dio.

I Vangeli narrano che, al suo ingresso a Gerusalemme, Gesù veniva acclamato come un re, la folla stendeva a terra i mantelli, mentre altri tagliavano rami dagli alberi di ulivo e di palma. Ancora oggi la benedizione del ramo di olivo, la domenica delle Palme, porta nelle case dei Cattolici buon augurio e protezione.

Nel Corano si legge che un ulivo è al centro dell’universo e che l’olio prodotto dai suoi frutti brucia in eterno nella lampada che illumina il mondo: “la lampada è in cristallo. La fa ardere l’olio di un albero benedetto: un olivo che non è d’oriente e non è d’occidente. E il suo olio ha cominciato a brillare senza che lo toccasse fuoco.”

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